Logo della Campagna "Un'altra difesa è possibile".
di Enza Caputo
In un contesto internazionale
che vede gli Stati nazionali convogliare parti cospicue del proprio PIL nel
settore militare e degli armamenti, è una Difesa pacifica che si chiede.
Esempi vincenti in tal senso
esistono. Dopo la fine della guerra civile nel 1949, il Costarica, un piccolo
Stato situato nell'America centrale, decide di abolire l'esercito: oggi è
considerato uno degli Stati più felici del mondo. Nelson Mandela ed il
movimento anti-apartheid portarono all'abolizione, a metà degli anni novanta,
del regime segregazionista in Sudafrica. La ricerca di "una forma di
difesa alternativa a quella militare denominata Difesa civile, non armata e non
violenta" è l'oggetto della campagna "Un'altra difesa è
possibile". Si tratta di una campagna di raccolta firme (50 mila entro il
24 maggio 2015), per presentare alla Camera dei Deputati la proposta di legge
di iniziativa popolare dal nome "Istituzione e modalità di finanziamento
del Dipartimento della Difesa Civile, non armata e nonviolenta".
Anche Messina ha aderito.
Ivana Risitano, Consigliera del
Movimento Cambiamo Messina dal Basso - Accorinti Sindaco, è una delle
sostenitrici di questa campagna.
Perché la necessità di un'altra
difesa?
Si tratta, in realtà,
del tentativo di rispettare in modo più pieno la Costituzione. All’art. 52 si
parla del “sacro dovere” di ogni cittadino di difendere la Patria. Non si dice:
“difendere con le armi”. Negli anni però è parso che l’unica difesa potesse
essere quella legata alle forze armate, ed essa è stata l’unica ad essere
finanziata. Eppure, è difesa anche ciò che fa la protezione civile; è difesa
ciò che fanno i vigili del fuoco; è difesa ciò che fanno le ONG che si occupano
di cooperazione internazionale; è difesa tutto il lavoro di chi si adopera per
la tutela dei diritti umani e dell’ambiente. Ciò che chiediamo è dunque di
portare a compimento il dettato costituzionale, istituendo il Dipartimento di difesa
civile non armata e nonviolenta: per dare legittimità a tutte le altre forme di
difesa, e per aprire in Italia un dibattito si concetti di sicurezza, difesa,
minaccia. Se ci pensiamo bene, se pensiamo a ciò da cui ci sentiamo minacciati,
non possiamo non essere consapevoli dell’angoscia che ci deriva dalla crisi
economico-finanziaria, dalla mancanza di lavoro e di orizzonte futuro, dal
dissesto idrogeologico, dal disastro ambientale, dalle cementificazioni
selvagge e dall’abusivismo edilizio, dai mutamenti climatici, dall’erosione dei
diritti fondamentali e dalla perdita progressiva di democrazia. Ecco: sono gli
F35 a difenderci da tutto questo? Non è forse giusto pensare a tutte le forme
di difesa da ciascuna di queste minacce?
Molte sono le iniziative che sono
state promosse in tal senso, ce ne parla?
Dal 2 ottobre in
tutta Italia si stanno organizzando dibattiti, momenti formativi, banchetti per
la raccolta delle firme. A Messina abbiamo avuto l’onore di avere Mao Valpiana,
presidente nazionale del Movimento nonviolento, che sta girando varie città per
promuovere la campagna. Per l’occasione, con l’Amministrazione, col gruppo
tematico “Nonviolenza, Pace, Disarmo, NoMuos” e con la referente locale del
comitato “Un’altra difesa è possibile”, Sofia Donato, che fa parte della
Comunità per lo sviluppo umano, abbiamo organizzato un dibattito con gli
studenti ed un’iniziativa aperta a tutta la cittadinanza. Abbiamo voluto
declinare il concetto di nonviolenza secondo i vari punti di vista: quello
dell’economia, quello della storia, quello della sociologia, quello del
rapporto con l’ambiente, quello delle relazioni interpersonali e tra i popoli.
Lo abbiamo fatto affiancando agli interventi di persone esperte nei vari
settori dei momenti musicali: crediamo che la musica comunichi a parti di noi
che la semplice parola non raggiunge. Qualche giorno fa abbiamo organizzato in
una libreria cittadina un reading di testi di Danilo Dolci: è stato molto
suggestivo il clima che si è creato, e gli spunti tratti dalle parole di Dolci
ci hanno spinti a dedicarci con ancora maggiore energia a percorsi di nonviolenza
nella nostra città.
Questa campagna chiede che si
concretizzi un'utopia, la ricerca della pace nei rapporti fra gli Stati?
Oppure, semplicemente, si tratta della possibilità di far attuare appieno
l'art. 11 della nostra Costituzione?
Quando sento parlare
di utopia, mi viene in mente don Tonino Bello, che diceva che dobbiamo cercare
non l’ou-topia, il non-luogo, ma l’eu-topia, il bel luogo. Ecco, credo che
quello che chiede questa campagna sia tutt’altro che impossibile: una risposta
di bellezza alla bruttezza dei conflitti armati. E poi mi viene in mente
Galeano, che diceva che l’utopia si allontana sempre, noi ci avviciniamo ad
essa e lei si allontana, e questo è ciò che ci fa continuare a camminare. Se
anche io non dovessi vedere, finché sono viva, la realizzazione di questo
“bel-luogo”, avrà avuto comunque senso lottare per esso. Si tratta di un nostro
diritto, previsto dall’articolo 71 della Costituzione: il popolo esercita
l’iniziativa delle leggi mediante la proposta, da parte di almeno 50.000 elettori,
di un progetto redatto in articoli. Chiediamo che il Parlamento si doti di
tutti gli strumenti per dare piena attuazione agli articoli 11 e 52 della
Costituzione, e che venga istituito un Dipartimento che comprenda i Corpi
civili di Pace e l’Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo: in fondo, si
tratta di dare concretezza a ciò che i costituenti desideravano quando
scrissero l’articolo sul ripudio della guerra come strumento di risoluzione dei
conflitti. E si tratta di dare un messaggio forte ad un mondo che, in piena
crisi finanziaria, mentre continua ad erodere i diritti fondamentali, non mette
in discussione le spese militari. Si tratta di dare dignità a tutti coloro che
credono in una difesa alternativa e in modi differenti di risoluzione dei
conflitti.
Al seguente link potrete visionare l'intera proposta di Legge di Iniziativa Popolare:
Maggiori informazioni su "Un'altra difesa è possibile":
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