mercoledì 8 maggio 2013

Gli AFNs in Italia: una realtà in espansione

di Gaia Matteucci, umbra, laureata in Scienze Internazionali all'Università di Torino con una tesi sul Km zero.

Come si è visto nel corso dei primi due articoli, caratteristica distintiva delle varie realtà riconducibili all'universo degli AFNs è la loro estrema eterogeneità e fluidità, che rende difficile operare attraverso rigide categorizzazioni e classificazioni.
Ancor più complesso è tratteggiare un quadro completo degli AFNs in Italia data l'assenza di un reale censimento delle esperienze nazionali. La mancanza di tale censimento deriva soprattutto dalle caratteristiche di informalità che connotano alcune di queste esperienze, nate per sfuggire alle logiche di classificazione e inquadramento normativo all'interno del sistema. Tuttavia, dalle diverse fonti di informazione disponibili, rapporti di associazioni di categoria e di Coldiretti, portali on-line, associazioni di consumatori, testi sul consumo critico, l'immagine che emerge è di uno scenario in forte crescita.

Come negli altri paesi, si assiste sempre più spesso all’integrazione di più soggetti -agricoltori, consumatori, organizzazioni professionali agricole, associazioni del biologico, associazioni culturali e ambientaliste, amministrazioni pubbliche- nella promozione e attivazione di esperienze collettive di filiera corta: in Italia si va da “Campagna amica” (Coldiretti) a “Donne in Campo” (CIA, Confederazione Italiana Agricoltori), dai “Mercati della Terra” (SlowFood) alle iniziative di AIAB (Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica) e Legambiente fino ai Gas (gruppi di acquisto solidali), solo per citarne alcuni.
La forma più classica di AFNs, la vendita diretta in azienda, ha registrato un forte impulso. Nel corso del 2009, ultimo anno di rilevazione disponibile, è cresciuto ancora il numero di aziende agricole che veicolano, in parte o totalmente, la loro produzione attraverso circuiti brevi di vendita. In particolare, tra il 2008 e il 2009 le aziende con vendita diretta sono aumentate del 4,7%, passando da 60.700 alle 63.600. Dal 2001 al 2009 il numero di aziende è aumentato del 64% a testimonianza dell'interesse che la vendita diretta ha nei confronti, tanto delle aziende agricole, quanto dei consumatori (Gardini, Lazzarin, Cristofori, 2009). Di queste, oltre 2.500 utilizzano tecniche di produzione di tipo biologico certificato, il 16% in più rispetto al 2009 (Biobank, 2012).
Anche sul versante dei farmer's market (mercati dei contadini) si può parlare di una realtà in forte espansione. Regolamentati in Italia con il d.lgs. 228/2001 e il d.m. 20 novembre 2007, sono gestiti dagli agricoltori in forma riunita, o tramite le loro associazioni, o dal personale dei Comuni che li promuovono e li ospitano. Il portale web della Fondazione Campagna Amica attiva nella promozione dell'agricoltura italiana nell'ambito dei farmer's market, del turismo rurale responsabile e dell'ecosostenibilità, ospita più di 1000 realtà registrate (500 a fine 2010) capaci di coinvolgere più di 20.000 produttori. I farmer's market sono concentrati prevalentemente al nord, con il 61% dei mercati nazionali, e con Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte in testa per numero di realtà attive (Franco S., Marino D., 2012).
Fra le modalità di vendita innovative, proprio la realtà dei gruppi di acquisto solidali, ovvero gruppi di persone che spontaneamente decidono di riunirsi per comprare direttamente dai piccoli produttori, registra un forte incremento. Consultando il portale del coordinamento nazionale dei Gas (www.retegas.org a Gennaio 2013), risultano censiti 923 gruppi, a fronte dei 598 rilevati nel 2009 e degli 861 nel 2011 (Biobank, 2012), di cui 14 in forma di reti di più Gas che si organizzano collettivamente. Particolarmente vasto risulta essere poi il numero dei Gas informali, tanto da rivelare un numero doppio di realtà attive sul territorio nazionale rispetto a quelle censite. La Lombardia resta la regione leader per numero assoluto di Gas (239), seguita dalla Toscana (122), Piemonte (100), Veneto (84) e dall'Emilia Romagna (81).
I dati sul panorama degli AFNs a livello nazionale mettono in evidenza quanto la loro diffusione sia segnata da profonde differenze territoriali. Queste sono legate ad una frattura tra centro-nord e centro-sud Italia e ad una stretta connessione tra grandi centri urbani e pratiche riconducibili agli AFNs. Nel centro sud Italia infatti, la vendita diretta in azienda, o presso il piccolo produttore, è una pratica da sempre esistita, dato che permane una modalità di relazione molto forte con la socialità del territorio. D’altra parte, nelle aree soprattutto rurali non intervengono difficoltà logistiche nell’acquisto, come vicinanza, orari e assortimento, e, la vendita diretta, è un fenomeno fortemente radicato che di solito interessa un numero limitato di prodotti nel cui ambito l’azienda o il piccolo contadino sono specializzati (soprattutto nel settore vitivinicolo e olivicolo e per prodotti freschi come ortofrutta e carne). Anche per questo motivo, il numero dei Gas nel centro-sud Italia è praticamente inesistente. Costituire un gruppo spontaneo di persone che si organizzano per comprare direttamente dal produttore locale è un bisogno che non sussiste poiché già soddisfatto dalla cultura tradizionale del cibo e da un rapporto già consolidato con il territorio e la rete dei produttori locali. Le regioni del centro-nord Italia e, in particolare, le grandi città del nord-ovest, come Torino e Milano, mostrano al contrario uno spiccato interesse per le diverse pratiche legate agli AFNs. Le città si dimostrano non solo un semplice mercato di sbocco dei prodotti provenienti dalle campagne, ma sempre più efficaci laboratori di progettazione di AFNs da cui partono richieste di consumo critico e di un coinvolgimento diretto di un numero crescente di persone nell'organizzazione pratica delle reti.

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