di Gaia Matteucci, umbra, laureata in Scienze Internazionali all'Università di Torino, con una tesi sul Km zero.
Il Piemonte si è sicuramente affermato come una
delle regioni italiane maggiormente interessate dall'espansione degli AFNs e
dall'esplosione di iniziative orientate ad una valorizzazione della cultura del
cibo e del consumo critico in generale. L'immagine del Piemonte corrisponde
sempre di più a quella di una regione dalla spiccata qualità agroalimentare,
dal punto di vista della qualità delle produzioni, del loro contenuto culturale
e sociale e dal punto di vista della consapevolezza del consumatore.
Un ruolo chiave in questa direzione è stato
svolto dal movimento Slow Food, nato nel 1986 a Bra, in provincia di Cuneo, ad
opera di Carlo Petrini. Pensato come una risposta al dilagare dei fast food e
alla frenesia della vita moderna, Slow Food al contrario studia, difende e
divulga le tradizioni agricole ed enogastronomiche di ogni parte del mondo impegnandosi
per la difesa della biodiversità e dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare,
battendosi contro l'omologazione dei sapori, l'agricoltura massiva e le manipolazioni
genetiche. Oggi è diventato un movimento transnazionale contando più di 100.000
iscritti, con sedi in Italia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Francia,
Giappone, Regno Unito, sostenitori in 130 paesi, 1500 sedi locali e una rete di
2000 comunità che praticano una produzione di cibo sostenibile, su piccola
scala e rispettosa dei territori e delle tradizioni locali.
Uno dei progetti più importanti portati avanti
da Slow Food è Terra Madre-incontro mondiale delle comunità del cibo,
avviato nel 2004 con cadenza biennale all'interno del quale contadini,
pescatori e allevatori di tutto il mondo si riuniscono a Torino per discutere
di sovranità alimentare, difesa della biodiversità, diritto ad un cibo più
“sano, pulito e giusto”.
Slow Food ha coniato il termine di co-produttore,
un consumatore non più passivo ma che si interessa a quanti producono il suo
cibo, al modo in cui ha avuto luogo tale processo, ai problemi dei produttori.
Nei casi in cui è possibile, i co-produttori mantengono strette
relazioni con i contadini, pescatori, allevatori non solo acquistando da loro,
ma anche chiedendo informazioni, accrescendo così la consapevolezza di ciò che
una alimentazione più salutare, gustosa e responsabile significa per il proprio
territorio. Quando il contatto diretto con il produttore non è possibile il co-produttore
può cercare negozianti che siano in stretta relazione con i produttori in modo
tale da conoscere la storia dei prodotti che acquistano.
Il retroterra culturale diffuso da Slow Food ha
dato sicuramente un contributo notevole alla realtà piemontese e ha favorito la
nascita e la diffusione di AFNs nel territorio.
Collegato alla filosofia di Slow Food, nel 2007
a Torino è nata l'esperienza di Eataly. Propone, in forma di supermercato con
possibilità di ristorazione, il meglio delle produzioni enogastronomiche
piemontesi e nazionali, riducendo all'osso la catena distributiva dei prodotti,
e creando un rapporto di contatto diretto tra il produttore e il distributore finale,
saltando così i vari passaggi intermedi della filiera. L'obiettivo principale
di Eataly è quello
di incrementare la percentuale di coloro che si alimentano con consapevolezza,
scegliendo prodotti di prima qualità, dedicando una particolare attenzione alla
provenienza e alla lavorazione delle materie prime anche attraverso la didattica
(corsi di cucina, degustazioni, corsi sulla corretta conservazione dei cibi).
Con cinque punti vendita in Piemonte (di cui due a Torino, uno a Pinerolo, uno
ad Asti ed uno a Monticello), l'esperienza di Eataly si è diffusa su scala
nazionale, aprendo un punto vendita a Milano, uno a Genova ed uno a Roma, e su
scala internazionale in Giappone e negli Stati Uniti.
A marzo 2009 sempre a Torino nasce Il Negozio
Leggero, un punto vendita innovativo di prodotti alimentari e non, interamente
alla “spina”, cioè venduti sfusi e al peso. Il Negozio Leggero rappresenta un
esempio di risparmio economico ed ambientale per la sua mancata produzione di
imballaggi superflui e per l'attenzione alla qualità, spaziando dal prodotto
biologico al prodotto locale. Conta sei punti vendita in Piemonte (di cui tre a
Torino, uno a Moncalieri, uno a Novara ed uno ad Asti), uno a Milano ed uno a
Roma e progetti di espansione nel territorio nazionale.
A parte questi particolari casi di AFNs che
assumono le vesti di un normale negozio o supermercato e che nel tempo hanno
acquisito una rilevanza nazionale, internazionale e globale, come nel caso di
Slow Food, affermando sempre di più la realtà piemontese come una regione di
eccellenza dal punto di vista della qualità e della cultura del cibo e dell'innovazione,
le tre principali tipologie riconducibili agli AFNs in Piemonte sono quelle
della vendita diretta, dei farmer's market e dei Gas. Nel corso della rubrica
cercherò di focalizzare l’attenzione principalmente sulle esperienze dei gruppi
di acquisto nati in Piemonte che rappresentano, a mio avviso, casi studio
interessanti per la loro stessa natura: sorgono in genere “dal basso” su
iniziativa dei consumatori attraverso la creazione di luoghi di vendita
alternativi rispetto alla grande distribuzione organizzata.
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