lunedì 20 maggio 2013

Gli AFNs in Piemonte


di Gaia Matteucci, umbra, laureata in Scienze Internazionali all'Università di Torino, con una tesi sul Km zero.

Il Piemonte si è sicuramente affermato come una delle regioni italiane maggiormente interessate dall'espansione degli AFNs e dall'esplosione di iniziative orientate ad una valorizzazione della cultura del cibo e del consumo critico in generale. L'immagine del Piemonte corrisponde sempre di più a quella di una regione dalla spiccata qualità agroalimentare, dal punto di vista della qualità delle produzioni, del loro contenuto culturale e sociale e dal punto di vista della consapevolezza del consumatore.

Un ruolo chiave in questa direzione è stato svolto dal movimento Slow Food, nato nel 1986 a Bra, in provincia di Cuneo, ad opera di Carlo Petrini. Pensato come una risposta al dilagare dei fast food e alla frenesia della vita moderna, Slow Food al contrario studia, difende e divulga le tradizioni agricole ed enogastronomiche di ogni parte del mondo impegnandosi per la difesa della biodiversità e dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare, battendosi contro l'omologazione dei sapori, l'agricoltura massiva e le manipolazioni genetiche. Oggi è diventato un movimento transnazionale contando più di 100.000 iscritti, con sedi in Italia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Francia, Giappone, Regno Unito, sostenitori in 130 paesi, 1500 sedi locali e una rete di 2000 comunità che praticano una produzione di cibo sostenibile, su piccola scala e rispettosa dei territori e delle tradizioni locali.
Uno dei progetti più importanti portati avanti da Slow Food è Terra Madre-incontro mondiale delle comunità del cibo, avviato nel 2004 con cadenza biennale all'interno del quale contadini, pescatori e allevatori di tutto il mondo si riuniscono a Torino per discutere di sovranità alimentare, difesa della biodiversità, diritto ad un cibo più “sano, pulito e giusto”.
Slow Food ha coniato il termine di co-produttore, un consumatore non più passivo ma che si interessa a quanti producono il suo cibo, al modo in cui ha avuto luogo tale processo, ai problemi dei produttori. Nei casi in cui è possibile, i co-produttori mantengono strette relazioni con i contadini, pescatori, allevatori non solo acquistando da loro, ma anche chiedendo informazioni, accrescendo così la consapevolezza di ciò che una alimentazione più salutare, gustosa e responsabile significa per il proprio territorio. Quando il contatto diretto con il produttore non è possibile il co-produttore può cercare negozianti che siano in stretta relazione con i produttori in modo tale da conoscere la storia dei prodotti che acquistano.
Il retroterra culturale diffuso da Slow Food ha dato sicuramente un contributo notevole alla realtà piemontese e ha favorito la nascita e la diffusione di AFNs nel territorio.
Collegato alla filosofia di Slow Food, nel 2007 a Torino è nata l'esperienza di Eataly. Propone, in forma di supermercato con possibilità di ristorazione, il meglio delle produzioni enogastronomiche piemontesi e nazionali, riducendo all'osso la catena distributiva dei prodotti, e creando un rapporto di contatto diretto tra il produttore e il distributore finale, saltando così i vari passaggi intermedi della filiera. L'obiettivo principale di Eataly  è quello di incrementare la percentuale di coloro che si alimentano con consapevolezza, scegliendo prodotti di prima qualità, dedicando una particolare attenzione alla provenienza e alla lavorazione delle materie prime anche attraverso la didattica (corsi di cucina, degustazioni, corsi sulla corretta conservazione dei cibi). Con cinque punti vendita in Piemonte (di cui due a Torino, uno a Pinerolo, uno ad Asti ed uno a Monticello), l'esperienza di Eataly si è diffusa su scala nazionale, aprendo un punto vendita a Milano, uno a Genova ed uno a Roma, e su scala internazionale in Giappone e negli Stati Uniti.
A marzo 2009 sempre a Torino nasce Il Negozio Leggero, un punto vendita innovativo di prodotti alimentari e non, interamente alla “spina”, cioè venduti sfusi e al peso. Il Negozio Leggero rappresenta un esempio di risparmio economico ed ambientale per la sua mancata produzione di imballaggi superflui e per l'attenzione alla qualità, spaziando dal prodotto biologico al prodotto locale. Conta sei punti vendita in Piemonte (di cui tre a Torino, uno a Moncalieri, uno a Novara ed uno ad Asti), uno a Milano ed uno a Roma e progetti di espansione nel territorio nazionale.
A parte questi particolari casi di AFNs che assumono le vesti di un normale negozio o supermercato e che nel tempo hanno acquisito una rilevanza nazionale, internazionale e globale, come nel caso di Slow Food, affermando sempre di più la realtà piemontese come una regione di eccellenza dal punto di vista della qualità e della cultura del cibo e dell'innovazione, le tre principali tipologie riconducibili agli AFNs in Piemonte sono quelle della vendita diretta, dei farmer's market e dei Gas. Nel corso della rubrica cercherò di focalizzare l’attenzione principalmente sulle esperienze dei gruppi di acquisto nati in Piemonte che rappresentano, a mio avviso, casi studio interessanti per la loro stessa natura: sorgono in genere “dal basso” su iniziativa dei consumatori attraverso la creazione di luoghi di vendita alternativi rispetto alla grande distribuzione organizzata.





Nessun commento:

Posta un commento