di Gaia Matteucci, umbra, laureata in Scienze Internazionali all'Università di Torino, con una tesi sul Km zero.
Tra gli elementi di forza dei gruppi di
acquisto, oltre al già citato rapporto di fidelizzazione con i produttori, valore aggiunto dell’esperienza,
ovvero il contatto diretto con il produttore in grado di creare quei legami
identitari e fiduciari che nel lungo periodo contribuiscono a garantire la
stabilità dei gruppi e il loro radicamento nel territorio, un elemento molto
positivo è il rapporto di amicizia e di conoscenza preesistente, e, in molti
casi alla base della formazione del Gas. Questo legame favorisce la
collaborazione, l’aiuto reciproco e lo scambio di idee circa la possibilità di
introdurre nuovi produttori o pratiche di consumo critico.
L’aumento delle dimensioni del gruppo, invece,
può avere un duplice effetto. L’aumento del numero dei membri può esser una
buona opportunità sia dal punto di vista organizzativo, che dei risvolti
culturali. Più persone, infatti, significa possibilità di differenziare
maggiormente i prodotti acquistati per via dell’aumento dei responsabili di
prodotto e una maggiore diffusione delle pratiche di consumo critico nella
società.
Al contrario, un aumento del numero dei membri
può non coincidere con una redistribuzione delle responsabilità all’interno del
gruppo, provocando quindi un aumento di impegno da parte dei referenti di
prodotto. Un aumento del numero dei membri può anche portare alla possibilità
di una gemmazione del gruppo, quindi ad una divisione volta a creare altri Gas.
I punti di debolezza di un Gas sono legati
sicuramente a questioni pratiche. Una sede per il gruppo, che non tutti hanno,
è fondamentale per lo svolgersi di riunioni e per lo stoccaggio del materiale.
Un altro elemento di criticità è il fattore tempo. Occorre infatti una maggiore
disponibilità di tempo, di impegno e di lavoro volontario da dedicare per
contribuire alla vita di un Gas.
Non mancano altre forme di gruppi di acquisto
come i gruppi di acquisto gestiti da cooperative sociali, i GAP, Gruppi
di Acquisto Popolari, i GAF, Gruppi di Acquisto Famigliari e
i GAC, Gruppi di Acquisto Collettivi.
Tra le cooperative che hanno lo scopo di
migliorare la qualità della vita dei propri soci, un esempio è offerto dal GAC
Arcobaleno. L'associazione Arcobaleno che gestisce il gruppo di acquisto, nata
a Torino nel 1988, è una ONLUS composta da utenti dei servizi di salute
mentale, operatori, volontari e giovani in servizio civile, la quale si propone
di sostenere percorsi di integrazione sociale e reinserimento lavorativo.
Il Gac Arcobaleno è lo strumento per cui gruppi
di persone provenienti da percorsi di disagio mentale e sofferenza psichiatrica
si cimentano in una serie di attività legate al funzionamento stesso del gruppo
di acquisto. Il facilitatore è coadiuvato in tutte le attività di raccolta
degli ordini, scarico dei prodotti, suddivisione delle varie spese da questo
tipo di realtà.
La filiera corta, quindi, diventa uno strumento
per poter permettere di avvicinare gli utenti del Gac al disagio mentale e
contribuire a ridurre la distanza del pregiudizio nei confronti di tali
persone.
La scelta dei produttori si orienta verso
quelli sensibili alle tematiche sociali, poiché l'obiettivo del Gac non è il
vendere, ma il creare un contesto il più possibile armonioso per far sì che sia
i produttori, sia i consumatori, entrino in contatto con la realtà di
Arcobaleno. Anche per questo motivo qualche problema e imperfezione relativa
alla consegna delle spese settimanali è tollerata dagli iscritti poiché questi
ultimi sostengono in primis gli obiettivi dell'associazione.
I Gap, invece, nascono in seno al partito
politico Rifondazione Comunista come risposta alla crisi economica, per
acquistare collettivamente generi alimentari di base, utilizzando come supporto
logistico le sedi del partito presenti sul territorio. In Piemonte sono attive
nella gestione degli acquisti 50 persone circa e in un anno di attività si
stima un'utenza di circa 7.000 acquirenti. Il criterio prioritario utilizzato
nella scelta del prodotto è il prezzo. A parità di miglior prezzo vengono prese
in considerazione altre caratteristiche, in particolare la qualità e la
provenienza del prodotto. I produttori sono individuati tramite contatti
personali o consigliati da altri Gap nazionali. L'unità organizzativa del Gap è
il banchetto. I banchetti presso i quali vengono distribuiti i prodotti (pane,
latte, pasta e riso), generalmente sono presenti il sabato nei mercati rionali:
a Torino nei quartieri di Mirafiori Nord, San Salvario, San Paolo, San Donato,
Torino Centro, in provincia invece a Nichelino, Trofarello, Settimo ed Ivrea, e,
nel resto del Piemonte a Biella. Gli altri prodotti (carne, olio...) vengono
ordinati via e-mail, o per colloquio diretto ogni 15 giorni, e vengono poi
consegnati nei circoli di zona che sono muniti di appositi frigoriferi per la
carne. Il costo complessivo di distribuzione non comprende il trasporto e le
spese di gestione, che sono coperte dal partito, in modo tale da permettere
all'acquirente di pagare lo stesso prezzo che avrebbe se acquistasse direttamente
dal produttore.
Anche nei Gaf la componente del risparmio
economico è prioritaria. Sono composti da gruppi di famiglie con figli che si
accordano per acquistare direttamente dai produttori beni o generi alimentari
specifici che incidono pesantemente sulla spesa mensile, in genere pannolini e
prodotti per l'infanzia. I Gaf si propongono inoltre di facilitare lo scambio
di informazioni di interesse per le famiglie sulla salute, nutrizione, scuola,
tempo libero e di facilitare lo scambio di particolari beni come passeggini,
vestiti e giochi soprattutto della prima infanzia, in un'ottica di
ottimizzazione del consumo e riduzione dello spreco.
Per quanto riguarda l’esperienza dei Gac di
Torino e Provincia, caso studio della mia tesi di laurea, verranno dedicati
nello specifico interi articoli nel corso della rubrica.
La sfida principale che si presenta ai GAS, mi pare di capire, non riguarda solo la complessità organizzativa che tale progetto richiede ma nasconde un progetto molto più ambizioso che è quello di provare a mostrare una nuovo modo possibile di "fare la spesa". Mi riferisco in particolare ai cambiamenti di abitudini che un tale impegno provocherebbe nei confronti dei consumatori che porterebbe a ripensare la quantità di tempo da dedicare al normale approvvigionamento del cibo: l'intera catena dei supermercati ha avuto successo perché ha reso disponibile tutto ciò di cui necessita una famiglia in un unico luogo, con risparmio di tempo e stress. Il "progetto GAS" invece, si oppone a questo stile di vita...
RispondiEliminasicuramente la vera sfida di un gas è proprio questa: cambiare abitudini alimentari così radicate nel corso del tempo. acquistare in un gas/gac richiede impegno e una forte convinzione "ideale". per tanti motivi che nei prossimi articoli spero saranno meglio esposti. sinteticamente posso dire che acquistando una volta alla settimana bisogna in qualche modo organizzare la propria dispensa e consumare prima i prodotti che si deteriorano più in fretta poi gli altri. il paniere dei prodotti offerti da un gas non consente sicuramente di avere la possibilità di una spesa completa quindi spesso ci si orienta al gas solo per determinati prodotti. ogni sfida richiede però dedizione, voglia di cambiare per cercare di rimettere al centro dell'economia l'uomo e i suoi reali bisogni.
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