lunedì 12 agosto 2013

TIRIAMO UN PO’ LE SOMME …



di Gaia Matteucciumbra, laureata in Scienze Internazionali all'Università di Torino, con una tesi sul Km zero.

Il Progetto Gac è un tipo di Alternative Food Networks in cui la filiera è ridotta a tre soggetti, il produttore e il consumatore con un intermediario posto tra i due, il Movimento Consumatori, impegnato nelle funzioni di “centrale di acquisto”. 

Questo modello poggia la sua forza non solo sul fatto di aver accorciato la filiera, ma trova le  sue specificità e le sue ambizioni nello sperimentare un “nuovo” modo di relazionarsi tra agricoltori e consumatori, che le esperienze dei Gas hanno nel tempo contribuito a spalancare. Si tratta di un rapporto basato sul rispetto, sulla trasparenza e sulla correttezza, e sulla volontà di restituire valore ed energie al proprio territorio. A differenza dei gruppi di acquisto solidali che rimandano alla presa di coscienza di iniziativa autonoma di gruppi di cittadini relativa agli stili di vita e ai modelli di organizzazione dei legami e dei consumi, quelli di acquisto collettivo vedono in primo piano la sollecitudine politica delle istituzioni sociali verso le famiglie e i cittadini. Non è facile trasferire questa sensibilità, competenza e passione civica al di fuori dei gruppi che elettivamente si sono formati come gruppi Gas e le esperienze dei Gac attivati lo hanno ampiamente dimostrato.
I gruppi di acquisto, nelle varie forme che essi possono assumere, hanno successo perché rispondono a un’esigenza di chiarezza sulle scelte di fondo che motivano le nostre azioni di consumo. Il rispetto del lavoro agricolo, l’equità nei rapporti di filiera, la difesa dell’ambiente, il desiderio di contribuire a rilanciare l’economia locale, il tutto unito ad un rapporto qualità/prezzo estremamente vantaggioso, testimoniano che un’alternativa a questo sistema di distribuzione è possibile. L’acquisto collettivo è un gesto responsabile, tuttavia, per quanto in continuo aumento gruppi di consumatori “consapevoli”, è difficile immaginare nel breve periodo la nascita di un mercato alternativo di pari valore economico anche su scala nazionale che riesca ad invertire il corso dell’impatto complessivo del “neoliberismo economico” applicato al mercato dei prodotti alimentari e quindi dell’agricoltura, senza il supporto di politiche pubbliche trasversali capaci di intercettare i temi economici, della promozione della salute e della tutela ambientale. In questo momento può rappresentare sulla sola scala dei singoli soggetti coinvolti un modello concretamente praticabile. La sperimentazione del progetto dei Gac, ad esempio, è stata avviata a fine 2007 con una prima rete di quattro gruppi di acquisto. Negli anni, i gruppi sono diventati 12 e hanno coinvolto più di 1.500 persone; considerando che oltre il 75% degli iscritti dichiara di appartenere ad un nucleo familiare di 2-3 persone, con figli in età evolutiva, si può stimare che l’impatto alimentare di questo progetto abbia riguardato in questi cinque anni di sperimentazione circa 4.000 persone. Dati questi numeri, l’economia complessivamente coinvolta da questo genere di filiera non è ancora in grado di incidere significativamente ad un livello economico. Tuttavia, questa esperienza risulta estremamente importante per il ruolo di testimonianza, in primo luogo nei confronti di sé, della propria famiglia e di una piccola comunità quale può essere rappresentata dal Gruppo di acquisto, dalla rete dei produttori attivata e delle sinergie con gli altri soggetti del territorio, che diviene strategicamente importante nel restituire fiducia nella possibilità di autodeterminarsi e riappropriarsi della propria sovranità alimentare e di quella del territorio e di poter aumentare le fratture di un sistema che piace solo più alle grandi aziende. In tal senso, le esperienze di acquisti collettivi possono mettere pericolosamente in discussione i capisaldi delle filiere  tradizionali e, soprattutto, contribuiscono a mettere a nudo le principali iniquità presenti in ogni filiera; ed è da questa consapevolezza che le esperienze individuali e collettive “critiche” trovano origine, identità e vigore. Tassello fondamentale nel tener insieme e connettere il puzzle di soggetti e reti locali è rappresentato dalla Provincia di Torino che ha avuto il grande merito di aver dimostrato una forte sensibilità nei temi della vulnerabilità economica e sociale, e di aver creduto ed investito in un progetto sperimentale di grande valore culturale, dando l'opportunità ai territori di poterlo sfruttare, e dal Movimento Consumatori che ha accolto e portato avanti in prima persona la sfida. Un progetto che necessita di esser accompagnato negli anni attraverso una pubblica assunzione di responsabilità perché non si tratta di offrire delle prestazioni, ma di alimentare processi complessi, di lunga durata, nel contrasto di una “vulnerabilità” che non è solo e principalmente economica, che riguarda fasce sempre più estese di popolazione, bensì sociale, che trasversalmente coinvolge tutti.




Per chi fosse interessato ad approfondire i temi della rubrica o a leggere la mia tesi di laurea (di cui questi articoli non sono altro che piccoli estratti) lascio la mia mail giaiadellavalle@gmail.com Non fatevi problemi a contattarmi.
Grazie di cuore per esser stati curiosi e aver mostrato un così grande interesse.

Gaia

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