di Gaia Matteucci, umbra, laureata in Scienze Internazionali all'Università di Torino, con una tesi sul Km zero.
Il Progetto Gac è un tipo di Alternative Food Networks in cui la filiera è ridotta a tre soggetti, il produttore e il consumatore con un intermediario posto tra i due, il Movimento Consumatori, impegnato nelle funzioni di “centrale di acquisto”.
Questo modello poggia la sua forza non solo
sul fatto di aver accorciato la filiera, ma trova le sue specificità e le sue ambizioni nello
sperimentare un “nuovo” modo di relazionarsi tra agricoltori e consumatori, che
le esperienze dei Gas hanno nel tempo contribuito a spalancare. Si tratta di un
rapporto basato sul rispetto, sulla trasparenza e sulla correttezza, e sulla
volontà di restituire valore ed energie al proprio territorio. A differenza dei
gruppi di acquisto solidali che rimandano alla presa di coscienza di iniziativa
autonoma di gruppi di cittadini relativa agli stili di vita e ai modelli di
organizzazione dei legami e dei consumi, quelli di acquisto collettivo vedono
in primo piano la sollecitudine politica delle istituzioni sociali verso le
famiglie e i cittadini. Non è facile trasferire questa sensibilità, competenza
e passione civica al di fuori dei gruppi che elettivamente si sono formati come
gruppi Gas e le esperienze dei Gac attivati lo hanno ampiamente dimostrato.
I gruppi di acquisto, nelle varie forme che essi possono
assumere, hanno successo perché rispondono a un’esigenza di chiarezza sulle
scelte di fondo che motivano le nostre azioni di consumo. Il rispetto del
lavoro agricolo, l’equità nei rapporti di filiera, la difesa dell’ambiente, il
desiderio di contribuire a rilanciare l’economia locale, il tutto unito ad un
rapporto qualità/prezzo estremamente vantaggioso, testimoniano che
un’alternativa a questo sistema di distribuzione è possibile. L’acquisto collettivo
è un gesto responsabile, tuttavia, per quanto in continuo aumento gruppi di
consumatori “consapevoli”, è difficile immaginare nel breve periodo la nascita
di un mercato alternativo di pari valore economico anche su scala nazionale che
riesca ad invertire il corso dell’impatto complessivo del “neoliberismo
economico” applicato al mercato dei prodotti alimentari e quindi
dell’agricoltura, senza il supporto di politiche pubbliche trasversali capaci
di intercettare i temi economici, della promozione della salute e della tutela
ambientale. In questo momento può rappresentare sulla sola scala dei singoli
soggetti coinvolti un modello concretamente praticabile. La sperimentazione del
progetto dei Gac, ad esempio, è stata avviata a fine 2007 con una prima rete di
quattro gruppi di acquisto. Negli anni, i gruppi sono diventati 12 e hanno
coinvolto più di 1.500 persone; considerando che oltre il 75% degli iscritti
dichiara di appartenere ad un nucleo familiare di 2-3 persone, con figli in età
evolutiva, si può stimare che l’impatto alimentare di questo progetto abbia
riguardato in questi cinque anni di sperimentazione circa 4.000 persone. Dati
questi numeri, l’economia complessivamente coinvolta da questo genere di
filiera non è ancora in grado di incidere significativamente ad un livello
economico. Tuttavia, questa esperienza risulta estremamente importante per il
ruolo di testimonianza, in primo luogo nei confronti di sé, della propria
famiglia e di una piccola comunità quale può essere rappresentata dal Gruppo di
acquisto, dalla rete dei produttori attivata e delle sinergie con gli altri
soggetti del territorio, che diviene strategicamente importante nel restituire
fiducia nella possibilità di autodeterminarsi e riappropriarsi della propria
sovranità alimentare e di quella del territorio e di poter aumentare le
fratture di un sistema che piace solo più alle grandi aziende. In tal senso, le
esperienze di acquisti collettivi possono mettere pericolosamente in
discussione i capisaldi delle filiere
tradizionali e, soprattutto, contribuiscono a mettere a nudo le
principali iniquità presenti in ogni filiera; ed è da questa consapevolezza che
le esperienze individuali e collettive “critiche” trovano origine, identità e
vigore. Tassello fondamentale nel tener insieme e connettere il puzzle di
soggetti e reti locali è rappresentato dalla Provincia di Torino che ha avuto
il grande merito di aver dimostrato una forte sensibilità nei temi della
vulnerabilità economica e sociale, e di aver creduto ed investito in un
progetto sperimentale di grande valore culturale, dando l'opportunità ai
territori di poterlo sfruttare, e dal Movimento Consumatori che ha accolto e
portato avanti in prima persona la sfida. Un progetto che necessita di esser
accompagnato negli anni attraverso una pubblica assunzione di responsabilità
perché non si tratta di offrire delle prestazioni, ma di alimentare processi
complessi, di lunga durata, nel contrasto di una “vulnerabilità” che non è solo
e principalmente economica, che riguarda fasce sempre più estese di popolazione,
bensì sociale, che trasversalmente coinvolge tutti.
Per chi fosse interessato ad approfondire i temi della
rubrica o a leggere la mia tesi di laurea (di cui questi articoli non sono
altro che piccoli estratti) lascio la mia mail giaiadellavalle@gmail.com Non
fatevi problemi a contattarmi.
Grazie di cuore per esser stati curiosi e aver mostrato un
così grande interesse.
Gaia
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