venerdì 4 settembre 2015

RIFLESSIONI DAL PRESIDIO “NO BORDERS” dell'attivista Machno


La “Bolla”, così viene chiamato quel luogo/non luogo quasi dal primo giorno di occupazione. Perchè, anche se sembra assurdo, per lo Stato e la legge quella è considerata “occupazione”.
Scrivo così a braccio, ma quello che mi preme sottolineare è la condizione di guerra che tutto ciò rappresenta.
Per me è guerra, nè più ne meno di Kobane, di Kiev o di tutto quello che sta succendendo in Europa.
E' guerra perchè non servono per forza bombardamenti o guerriglia armata a definirla e percepirla tale, è guerra anche quando per "politica" si vorrebbe bloccare un flusso migratorio e la vita di tutte le persone che ne stanno prendendo parte, quando appunto la vita di un essere umano...anzi, di migliaia....vale meno di un pacco o della merce bloccata.
E' ancora di più guerra quando è chiaro che negli ultimi 20 anni questi flussi migratori siano ciclici: qualcuno li gestisce a dovere, sfruttando poi le conseguenze e gridando all'invasione, scatenando poi nelle masse-gregge la psicosi e la pratica del razzismo, così come l'odio per i rifugiati.
L'Italia, a differenza della Francia ( confine tra Ventimiglia e Mentone) e del Regno Unito (v. Calais) non può chiudere nessun confine perchè c'è il mare...e dopo il mare appunto, ancora, la guerra.
Nonostante ciò può permettersi di vedere morire, inerme, migliaia di persone sui barconi....salvandone ogni tanto qualcuno “tanto per”.....
Non torno a Ventimiglia, dall'ultima volta ,oramai da due settimane, e sinceramente spero di non doverci andare più, perché quella situazione abbia già trovato una soluzione.
I miei sentimenti e le mie azioni, fin dal primo momento, sono state rivolti a quei ragazzi , alle loro storie, per certi versi simili ma ovviamente diverse nelle loro peculiarità. Ho avuto la percezione che sicuramente il peggio fosse per loro passato ma allo stesso tempo continuavo a non capire, e non lo capisco tutt'ora, il motivo per cui due Stati come l' Italia e la Francia si stesserro permettendo una tale chiusura.
Poi, però, capisci subito che la “Bolla” sia composta da una molteplicità di fattori, di cui quello più importante, forse, è proprio la mancanza di una parte politica che potesse metterci il famoso "Cappello".
Quindi non restano altro che l'energia e la volontà di compagne e compagni autorganizzati e decisi fin dal primo giorno a difendere quel presidio di Libertà ad ogni costo, perchè “loro”, i nostri fratelli e le nostre sorelle migranti, ce lo hanno chiesto a gran voce.
La resistenza del presidio permanente NO BORDERS è fatta di un lavoro spesso silente.
Nessuna forzatura che potesse mettere in pericolo la vita del presidio o la condizione dei presidianti è stata fatta, ma una domanda mi sorge spontanea.
Se prima ti stavo parlando di guerra.......vale la pena avere paura di forzare una posizione se da dietro possono spararti?



Machno, attivista del Presidio NO BORDERS, Ponte San Ludovico, Ventimiglia (IM)


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