di Valentina Mazzeo, studentessa siciliana di Giurisprudenza.
“Il nostro viaggio non sarà completo finchè i nostri fratelli e sorelle
gay non saranno trattati dalla legge come chiunque altro; poiché, se
davvero siamo stati creati tutti uguali, anche l’amore che ci
promettiamo l’un l’altro deve essere uguale”.
Barack Obama parla così durante il discorso inaugurale della 67ma
legislatura degli Stati Uniti d’America. Il Presidente della prima
potenza mondiale si schiera apertamente in difesa dei diritti delle
persone omosessuali e prosegue chiedendo alla Corte Suprema di abolire
una legge federale del 1996 che definisce il matrimonio come l’unione
tra un uomo e una donna. Nel documento della Casa
Bianca si sostiene
che il Defense of Marriage Act , “viola la garanzia fondamentale
dell’uguaglianza davanti alla legge” e impedisce a “decine di migliaia
di coppie omosessuali, legalmente sposate nei loro Stati, di godere
degli stessi vantaggi federali delle coppie eterosessuali”.
Le nozze tra persone dello stesso sesso sono legali solo in nove stati
americani su 50 e nella capitale Washington. Se la legge fosse
dichiarata incostituzionale, la legislazione di molti Stati potrebbe
rapidamente cambiare a favore del riconoscimento delle coppie gay.
Il primo Paese al mondo a riconoscere il matrimonio tra persone dello
stesso sesso furono i Paesi Bassi nel 2000 (la legge entrò in vigore il
primo aprile 2001). Attualmente, nell’elenco di Stati in cui le nozze
fra persone omosessuali sono legali, rientrano: Belgio, Spagna, Canada,
Sudafrica, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Argentina, Danimarca e
Messico (ma solo nel distretto di Città del Messico).
A questi si aggiungono i Paesi in cui è possibile ricorrere alle unioni
civili, alcuni dei quali stanno lavorando per l’approvazione del
matrimonio gay, ovvero la Francia e la Gran Bretagna.
La prima ha già avviato il disegno di legge, il quale ha ottenuto il
primo si dall’Assemblea Nazionale che ha adottato con 100 voti di scarto
la legge sulle nozze e l'adozione di figli da parte di coppie gay;
adesso si attende la discussione in Senato a partire dal 2 aprile.
La seconda si avvicina al grande passo, i deputati britannici il 5
febbraio sono stati chiamati a votare il Marriage Same Sex Couples Bill,
approvandolo con una larga maggioranza.
Il Primo Ministro Cameron si era espresso poco prima del voto con le
seguenti parole: “Oggi è un giorno importante. Credo profondamente
nell'istituzione del matrimonio, aiuta le persone ad impegnarsi
reciprocamente e penso sia giusto che le persone omosessuali si possano
anch'esse sposare”. E aggiunge: “Sì, è una questione di eguaglianza. Ma
si tratta anche di rendere la società più forte... un passo avanti per
questo Paese.”
Se una parte del mondo riconosce finalmente il “diritto all’amore”
(perché in fin dei conti di questo si tratta) delle persone
omosessuali, in tanti altri Stati questo diritto incontra una tenace e
barbara opposizione, la quale si concretizza in pene che vanno da
diversi anni di carcere, all’ergastolo, fino ad arrivare alla pena di
morte. Ultimo Stato a varare una vera e propria legge “anti-gay” è la
Russia di Putin, legge che sancisce il “divieto di propaganda
omosessuale”, ovvero, costituirà un reato parlare in pubblico dei
diritti, degli amori e delle speranze dei cittadini gay.
La definizione, strategicamente un po’ vaga, di “propaganda”darà al
giudice la possibilità di punire con pesanti multe (fino a 15mila euro)
artisti, attori ma anche comuni cittadini colti ad esprimere un’opinione
in pubblico sulla situazione degli omosessuali, ma soprattutto
consentirà di mettere al bando o vietare preventivamente eventi,
manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di
“propaganda gay”.
L’Italia, rispetto ai partners europei, in materia di diritti civili è,
come in molti altri campi, il fanalino di coda, anzi in coda non è
proprio presente. Si assiste sempre più spesso, per bocca di politici o
di religiosi, a veri e propri rigurgiti d’odio omofobico, è in atto un
“gioco al massacro” delle persone omosessuali, costrette a vivere come
cittadini di serie B, sature di doveri ma senza alcun riconoscimento di
quelli che sono diritti umani e come tali spettanti ad ogni singolo
essere umano presente sul globo terracqueo. Ma si sa che in Italia “ci
sono cose più importanti a cui pensare, mica ci si può occupare dei
froci…”
D’altronde calpestare la dignità di una persona, mutilarla nel suo
diritto alla realizzazione affettiva, a costruirsi una famiglia, ad
avere dei figli, è pratica che il bel Paese ancora non vuole
abbandonare, grazie anche alla pessima influenza del Vaticano e dei suoi
portavoce, i quali non perdono occasione per seminare odio ed
intolleranza nei confronti delle persone omosessuali. A testimonianza di
tutto ciò vi sono i numerosi atti di omofobia subiti da gay, lesbiche e
transessuali, che vanno da discriminazioni di vario genere a veri e
propri pestaggi a sangue, ed ai quali lo Stato continua a dimostrarsi
indifferente, rifiutando di approvare una legge contro l’omofobia,
nonostante le sollecitazioni europee e i diversi rapporti di Amnesty
International Italia.
Insomma, gli italiani si dimostrano chiusi nella loro grettezza ed
arretratezza, incapaci di comprendere la diversità, di saperla
apprezzare, e talmente ottusi da non rendersi conto – o magari ignorando
volutamente – che in Italia esistono già centinaia di migliaia di
famiglie arcobaleno (famiglie con un genitore o con due genitori
omosessuali); in questo caso, quindi, non solo gli adulti ma anche i
bambini si ritrovano senza alcuna tutela giuridica, fantasmi per
l’ordinamento italiano.
Si tratta semplicemente di prendere atto dell’evoluzione della società,
e quindi riconoscere quelle tutele, quei diritti che per troppo tempo
sono stati negati e per i quali tanti attivisti LGBTQI hanno perso la
vita, in diverse zone del mondo.
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