domenica 7 aprile 2013

Diritti civili, tra avanguardie e oscurantismi

di Valentina Mazzeo, studentessa siciliana di Giurisprudenza.


“Il nostro viaggio non sarà completo finchè i nostri fratelli e sorelle gay non saranno trattati dalla legge come chiunque altro; poiché, se davvero siamo stati creati tutti uguali, anche l’amore che ci promettiamo l’un l’altro deve essere uguale”.
Barack Obama parla così durante il discorso inaugurale della 67ma legislatura degli Stati Uniti d’America. Il Presidente della prima potenza mondiale si schiera apertamente in difesa dei diritti delle persone omosessuali e prosegue chiedendo alla Corte Suprema di abolire una legge federale del 1996 che definisce il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna.  Nel documento della Casa
Bianca si sostiene che il Defense of Marriage Act , “viola la garanzia fondamentale dell’uguaglianza davanti alla legge” e impedisce a “decine di migliaia di coppie omosessuali, legalmente sposate nei loro Stati, di godere degli stessi vantaggi federali delle coppie eterosessuali”.
Le nozze tra persone dello stesso sesso sono legali solo in nove stati americani su 50  e nella capitale Washington. Se la legge fosse dichiarata incostituzionale, la legislazione di molti Stati potrebbe rapidamente cambiare a favore del riconoscimento delle coppie gay.
Il primo Paese al mondo a riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso furono i Paesi Bassi nel 2000 (la legge entrò in vigore il primo aprile 2001).  Attualmente, nell’elenco di Stati in cui le nozze fra persone omosessuali sono legali, rientrano: Belgio, Spagna, Canada, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Argentina, Danimarca e Messico (ma solo nel distretto di Città del Messico).
A questi si aggiungono i Paesi in cui è possibile ricorrere alle unioni civili, alcuni dei quali stanno lavorando per l’approvazione del matrimonio gay, ovvero la Francia e la Gran Bretagna.
La prima ha già avviato il disegno di legge, il quale ha ottenuto il primo si dall’Assemblea Nazionale che ha adottato con 100 voti di scarto la legge sulle nozze e l'adozione di figli da parte di coppie gay; adesso si attende la discussione in Senato a partire dal 2 aprile.
La seconda si avvicina al grande passo, i deputati britannici il 5 febbraio sono stati chiamati a votare il Marriage Same Sex Couples Bill, approvandolo con una larga maggioranza.
Il Primo Ministro Cameron si era espresso poco prima del voto con le seguenti parole: “Oggi è un giorno importante. Credo profondamente nell'istituzione del matrimonio, aiuta le persone ad impegnarsi reciprocamente e penso sia giusto che le persone omosessuali si possano anch'esse sposare”. E aggiunge: “Sì, è una questione di eguaglianza. Ma si tratta anche di rendere la società più forte... un passo avanti per questo Paese.”
Se una parte del mondo riconosce finalmente il “diritto all’amore” (perché in fin dei conti di questo si tratta) delle persone omosessuali,  in tanti altri Stati questo diritto incontra una tenace e barbara opposizione, la quale si concretizza in pene che vanno da diversi anni di carcere, all’ergastolo, fino ad arrivare alla pena di morte. Ultimo Stato a varare una vera e propria legge “anti-gay” è la Russia di Putin, legge che sancisce il “divieto di propaganda omosessuale”,  ovvero, costituirà un reato parlare in pubblico dei diritti, degli amori e delle speranze dei cittadini gay.
La definizione, strategicamente un po’ vaga, di “propaganda”darà al giudice la possibilità di punire con pesanti multe (fino a 15mila euro) artisti, attori ma anche comuni cittadini colti ad esprimere un’opinione in pubblico sulla situazione degli omosessuali, ma soprattutto consentirà di mettere al bando o vietare preventivamente eventi, manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di “propaganda gay”.
L’Italia, rispetto ai partners europei, in materia di diritti civili è, come in molti altri campi, il fanalino di coda, anzi in coda non è proprio presente. Si assiste sempre più spesso, per bocca di politici o di religiosi, a veri e propri rigurgiti d’odio omofobico, è in atto un “gioco al massacro” delle persone omosessuali, costrette a vivere come cittadini di serie B, sature di doveri ma senza alcun riconoscimento di quelli che sono diritti umani e come tali spettanti ad ogni singolo essere umano presente sul globo terracqueo. Ma si sa che in Italia “ci sono cose più importanti a cui pensare, mica ci si può occupare dei froci…”
D’altronde calpestare la dignità di una persona, mutilarla nel suo diritto alla realizzazione affettiva, a costruirsi una famiglia, ad avere dei figli, è pratica che il bel Paese ancora non vuole abbandonare, grazie anche alla pessima influenza del Vaticano e dei suoi portavoce, i quali non perdono occasione per seminare odio ed intolleranza nei confronti delle persone omosessuali. A testimonianza di tutto ciò vi sono i numerosi atti di omofobia  subiti da gay, lesbiche e transessuali, che vanno da discriminazioni di vario genere a veri e propri pestaggi a sangue, ed ai quali lo Stato continua a dimostrarsi indifferente, rifiutando di approvare una legge contro l’omofobia, nonostante le sollecitazioni europee e i diversi rapporti di Amnesty International Italia.
Insomma, gli italiani si dimostrano chiusi nella loro grettezza ed arretratezza, incapaci di comprendere la diversità, di saperla apprezzare, e talmente ottusi da non rendersi conto – o magari ignorando volutamente – che in Italia esistono già centinaia di migliaia di famiglie arcobaleno (famiglie con un genitore o con due genitori omosessuali); in questo caso, quindi,  non solo gli adulti ma anche i bambini si ritrovano senza alcuna tutela giuridica, fantasmi per l’ordinamento italiano.
Si tratta semplicemente di prendere atto dell’evoluzione della società, e  quindi riconoscere quelle tutele, quei diritti che per troppo tempo sono stati negati e per i quali tanti attivisti LGBTQI hanno perso la vita, in diverse zone del mondo.

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